Marianna Vincenti LAB IV Saggio
domenica 14 luglio 2013
mercoledì 26 giugno 2013
martedì 18 giugno 2013
Partnership_AK0
Architettura a Kilometro 0
Svolge attività sperimentale, didattica, ricerca e pratica professionale. Si è formato nel 2009 con l'obiettivo di studiare metodi di progettazione collettiva e sistemi costruttivi con impronta ambientale sostenibile; è un do-tank le cui azioni sono ancorate alla realtà d'intervento ma con imput culturali e tecnologici provenienti da un network a scala mondiale.
I servizi che il gruppo fornisce sono:
_progettazione di sistemi costruttivi con materiali naturali
_sviluppo di soluzioni costruttive finalizzate all’impiego di materiali di riciclo e/o scarti di lavorazione
_coordinamento di processi di progettazione e costruzione partecipativi con il coinvolgimento degli utenti finali e/o della comunità locale
_attività formative per scuole primarie e secondarie
_attività didattico-sperimentali in ambito accademico
_studi e ricerche su prestazioni energetiche dei sistemi costruttivi
_indagini sul potenziale di trasformazione di contesti socio-economici informali
I servizi che il gruppo fornisce sono:
_progettazione di sistemi costruttivi con materiali naturali
_sviluppo di soluzioni costruttive finalizzate all’impiego di materiali di riciclo e/o scarti di lavorazione
_coordinamento di processi di progettazione e costruzione partecipativi con il coinvolgimento degli utenti finali e/o della comunità locale
_attività formative per scuole primarie e secondarie
_attività didattico-sperimentali in ambito accademico
_studi e ricerche su prestazioni energetiche dei sistemi costruttivi
_indagini sul potenziale di trasformazione di contesti socio-economici informali
Projects:
2012
PROTOTIPO CASA DEI MESTIERI
Marina di Sibari (CS), ItaliaRealizzazione di un modulo sperimentale in legno e pisé con funzione di prototipo per il progetto Casa dei Mestieri Cerro La Grenadilla, Guatemala.In collaborazione con MezzosangueLab, MasterHousing di Roma Tre e Associazione Sulla Strada Onlus.
2012
INTERNINTERRA
Sirmione (BS), Italia
Finiture e complementi di arredo in terra cruda in una casa storica sul Lago di Garda.
In cooperazione con Arch. Fabio Furiani e Associazione Nazionale Città della Terra Cruda.
2011
NIDO DI BAMBU'
Stiava (LU), Italia
Guscio reticolare in bambù splittato della Versilia (Phyllostachis viridiglaucenses)
Workshop didattico-sperimentale in cooperazione con Associazione Italiana Bambù (AIB) e Il Bambuseto.
2011
AK0XMH (con Sandro Sancineto)
Casalincontrada (CH), Italia
Piccolo modulo abitativo autocostruito in legno, terra cruda e canna di fiume.
Workshop didattico all'interno del Corso Housing - nuovi modi di abitare tra innovazione e trasformazione, Master di II° livello promosso dall’Università di Roma Tre.
2010
S-BAM.IT
Roccamontepiano (CH), Italia
Struttura multifunzionale in bambù italiano, legno e terra cruda. Prototipo costruito nell'ambito di un workshop didattico internazionale.
2009
SHELLter
Roccamontepiano (CH), Italia
Prototipo per un modulo abitativo d'emergenza autocostruito in legno, terra cruda e canna di fiume.
Workshop didattico-sperimentale
Background:
2008
RITI DEL COSTRUIRE (con Caterina Padoa Schioppa)
Roma, Italia
Struttura multireligiosa per l’ateneo di Roma Tre realizzata nell’ambito di un workshop didattico-sperimentale. Sistema alveolare presso-teso in cartone ondulato di riciclo.
2008
PLASTICHE PULITE (con Piergiorgio Rossi e Monica Preziuso)
Velletri (RM), ItaliaCopertura per la tribuna temporanea di un campo da calcio spontaneo.
Progetto scolastico di educazione ambientale.
2005
MERCATINO DI CARTA (con Piergiorgio Rossi)
Morano Calabro (CS), ItaliaPadiglioni progettati ed autocostruiti da studenti di architettura ed alunni di scuola media.
Progetto scolastico di educazione ambientale.
SUN-RICE (con V. Varano, M. Kavalirek e s.e.l.f. - officina di architettura)
Roma, Italia
Prototipo di copertura tessile in rafia sintetica riciclata.
LIXO VIRA LUXO (con L. Cicalini)
Murici (Alagoas), Brasile
Progetto di educazione ambientale con bambini di una comunità rurale brasiliana.
2004
CENTRO DI FORMAZIONE PER RAGAZZI DI STRADA (con s.e.l.f. - officina di architettura)
Murici (Alagoas), Brasile
2001
CENTRO DI ASSISTENZA ALIMENTARE (con Luigi Rebecchini)
Quartiere di Derrier-Wharf, Abidjan, Côte d’Ivoire
1999
CENTRO DI FORMAZIONE PROFESSIONALE FEMMINILE
Quartiere di Derrier-Wharf, Abidjan, Côte d’Ivoire
Marina di Sibari (CS), ItaliaRealizzazione di un modulo sperimentale in legno e pisé con funzione di prototipo per il progetto Casa dei Mestieri Cerro La Grenadilla, Guatemala.In collaborazione con MezzosangueLab, MasterHousing di Roma Tre e Associazione Sulla Strada Onlus.
2012
INTERNINTERRA
Sirmione (BS), Italia
Finiture e complementi di arredo in terra cruda in una casa storica sul Lago di Garda.
In cooperazione con Arch. Fabio Furiani e Associazione Nazionale Città della Terra Cruda.
2011
NIDO DI BAMBU'
Stiava (LU), Italia
Guscio reticolare in bambù splittato della Versilia (Phyllostachis viridiglaucenses)
Workshop didattico-sperimentale in cooperazione con Associazione Italiana Bambù (AIB) e Il Bambuseto.
2011
AK0XMH (con Sandro Sancineto)
Casalincontrada (CH), Italia
Piccolo modulo abitativo autocostruito in legno, terra cruda e canna di fiume.
Workshop didattico all'interno del Corso Housing - nuovi modi di abitare tra innovazione e trasformazione, Master di II° livello promosso dall’Università di Roma Tre.
2010
S-BAM.IT
Roccamontepiano (CH), Italia
Struttura multifunzionale in bambù italiano, legno e terra cruda. Prototipo costruito nell'ambito di un workshop didattico internazionale.
2009
SHELLter
Roccamontepiano (CH), Italia
Prototipo per un modulo abitativo d'emergenza autocostruito in legno, terra cruda e canna di fiume.
Workshop didattico-sperimentale
Background:
2008
RITI DEL COSTRUIRE (con Caterina Padoa Schioppa)
Roma, Italia
Struttura multireligiosa per l’ateneo di Roma Tre realizzata nell’ambito di un workshop didattico-sperimentale. Sistema alveolare presso-teso in cartone ondulato di riciclo.
2008
PLASTICHE PULITE (con Piergiorgio Rossi e Monica Preziuso)
Velletri (RM), ItaliaCopertura per la tribuna temporanea di un campo da calcio spontaneo.
Progetto scolastico di educazione ambientale.
2005
MERCATINO DI CARTA (con Piergiorgio Rossi)
Morano Calabro (CS), ItaliaPadiglioni progettati ed autocostruiti da studenti di architettura ed alunni di scuola media.
Progetto scolastico di educazione ambientale.
SUN-RICE (con V. Varano, M. Kavalirek e s.e.l.f. - officina di architettura)
Roma, Italia
Prototipo di copertura tessile in rafia sintetica riciclata.
LIXO VIRA LUXO (con L. Cicalini)
Murici (Alagoas), Brasile
Progetto di educazione ambientale con bambini di una comunità rurale brasiliana.
2004
CENTRO DI FORMAZIONE PER RAGAZZI DI STRADA (con s.e.l.f. - officina di architettura)
Murici (Alagoas), Brasile
2001
CENTRO DI ASSISTENZA ALIMENTARE (con Luigi Rebecchini)
Quartiere di Derrier-Wharf, Abidjan, Côte d’Ivoire
1999
CENTRO DI FORMAZIONE PROFESSIONALE FEMMINILE
Quartiere di Derrier-Wharf, Abidjan, Côte d’Ivoire
I miei interlocutori:
Arch. Laura Di Virgilio |
L'incontro nello studio Officina Architettura dell'arch. Stefan Pollak
_Appuntamento: 17.6.2013 ore 10.30
Tanta tensione all'ingresso, ma nel momento in cui Laura Di Virgilio mi accoglie alla porta dello studio...l'ansia cresce!
Vedo subito il libro di Urban Voids di A. Saggio sulla sua scrivania...e mi sento accolta... Stavano aspettando me!
- Presentazione del progetto con gli elaborati grafici con Laura di Virgilio e Stefan Pollak
- Introduzione delle varie tecniche costruttive con materiali naturali (PISE', ADOBE, pannelli di QUINCHA.) e di esempi di progetto compatibili al mio progetto a cura di Laura di Virgilio.
- Individuazione di nuovi livelli di intervento soprattutto per incrementare l'appetibilità economica del progetto e l'autosostentamento:
- Laboratorio di autocostruzione all'aperto, con masterclass trimestrali con alloggio incluso. Realizzazione di un PROGETTO DI MASSIMA che verrà realizzato dai partecipanti alle classi; alla fine del corso gli edifici verranno smontati e rimontati dal corso seguente, riciclando gli stessi materiali o impiegando quelli provenienti dall'ISOLA ECOLOGICA. Piccola area dedicata alla sperimentazione di nuove tecniche e materiali.
- ISOLA ECOLOGICA per il recupero dei MATERIALI DA COSTRUZIONE.
- Fondazione di una piccola ditta autocostruttrice specializzata in ALLESTIMENTO DI SCENOGRAFIE ecoTEATRALI.
- Ricerca espressiva attraverso il trattamento dell'INVOLUCRO e di molti ELEMENTI STRUTTURALI con materiali naturali e tecniche di autocostruzione, per dare unitarietà agli spazi delle piattaforme.
- Realizzazione per il LIVING TEMPORANEO di MODULI FISSI in autocostruzione e moduli mobili-componibili realizzati dal laboratorio di autocostruzione in base alle prenotazioni durante gli eventi musicali.
- SPAZIO COPERTO dedicato alle lezioni frontali con sale riunioni e uffici amministrativi.
- Dedicare il REBUILDING NATURE alla produzione a kilometro e a costo 0 dei materiali da impiegare per il laboratorio.
- Realizzazione PROGRESSIVA del teatro al chiuso ATTRAVERSO IL CONTRIBUTO DEI CITTADINI ATTIVI: ARENIAMOCI! ognuno può donare dei sacchetti di terra per costruire le mura in pisè del teatro; sarà inciso il nome dei contribuenti su ogni strato murario dello spessore di 15 cm! Quindi il teatro sarà non il punto di partenza progettuale, ma la META di un percorso condiviso! Questa sarà la DRIVING FORCE: REALIZZARE IL TEATRO! Come la TORRE DI BABELE solo se ci sarà la collaborazione di tutti il progetto potrà essere concluso, o meglio potrà INIZIARE; altrimenti esso cadrà e sarà il segnale della completa chiusura culturale della nostra città!
_Conclusione dell'incontro ore 13.08!!!!!! Direi che abbiamo di netto superato la mezz'ora di collaborazione che avevo richiesto agli architetti!!!!!!!
GRAZIE AK0! Se volete aggiungere qualche nota riguardo ilo nostro incontro vi prego di lasciare un commento qui sotto!
lunedì 17 giugno 2013
Partnership_Pino Petruzzelli
Pino Petruzzelli
Scrittore
e attore, dopo gli studi presso l’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica “Silvio
d’Amico” di Roma, lavora per mettere la cultura al servizio di importanti cause
sociali, andando a conoscere in prima persona le realtà che poi racconta. Fonda
il Centro Teatro Ipotesi (http://www.teatroipotesi.org/), che si occupa di temi legati al rispetto e alla
conoscenza delle culture. La prima meta sono le riserve degli Indiani Pueblo in
Nuovo Messico poi, per anni, attraversa le nazioni dell’area mediterranea
vivendo come e con le persone che incontra. Conosce i principali artisti e
intellettuali, ma anche la gente comune. Vive in case palestinesi e in case
israeliane toccando con mano la fatica di vivere quel conflitto, dall’una e
dall’altra parte. Dorme sotto lo stesso tetto di chi trascorre la propria vita
nel deserto della sopravvivenza dove l’unica acqua disponibile è contaminata da
fosfati. Conosce e frequenta l’attore algerino Rachid scampato ad un attentato
terroristico in cui fu sterminata tutta la sua compagnia teatrale rea di aver
rappresentato un testo scomodo. In Albania incontra chi ha conosciuto le torture
e le prigioni del regime comunista di Enver Hoxha. Da questi viaggi nascono
spettacoli in cui racconta la profonda umanità di chi è costretto a vivere
situazioni difficili. Scrive “Piccolo viaggio lungo il Mediterraneo” e,
con il giornalista Massimo Calandri, “Marocco”, “Albania”
e “Il G8 di Genova”. Nel 2004 scrive “Grecia”, sulla vita
dello studente Kostas Georgakis che si diede fuoco in una piazza di Genova per
protestare contro il regime dei colonnelli e “Zingari: l’Olocausto
dimenticato” (coprodotto dal Festival di Borgio Verezzi e trasmesso dalla
trasmissione Terra! di Canale 5 e da Rai 3). Nel 2005, con Predrag
Matvejevic’ e il giornalista di “La Repubblica” Massimo Calandri, scrive
“Periplo Mediterraneo”, un testo che racconta la vita di chi, in un
Mediterraneo tutt’altro che pacificato, vive sulla propria pelle gli orrori
della grande Storia. Nel 2006 con “L’olocausto di Yuri” racconta le
responsabilità che ebbero scienza e medicina durante il nazismo (anch’esso
trasmesso da Terra!). Nel 2007 percorre l’Italia di chi vive lavorando
la terra e, dagli appunti di quel viaggio, nasce lo spettacolo “Di uomini e
di vini” (che diventa anche un libro) dedicato alla vita e alla fatica dei
vignaioli. Nel 2008 mette in scena “Con il cielo e le selve” tratto dal
libro “Uomini, boschi e api” di Mario Rigoni Stern. La cultura rom e
sinta è l’ultima tappa di un’erranza iniziata vent’anni prima. A giugno 2008
esce il libro “Non chiamarmi zingaro”, edito da Chiarelettere
e con prefazione di Predrag Matvejevic. Nel 2009 crea in collaborazione con
Regione Liguria e Comunità di Sant’Egidio il “Primo Corso di Formazione
Professionale per Operatori dello Spettacolo”, indirizzato a Rom e Sinti. In
occasione della Giornata della Memoria 2009 mette in scena “Ritorno al
lager” omaggio a Mario Rigoni Stern. Nel 2010 porta in scena, in prima
nazionale, il testo “Storia di Tönle” di Mario Rigoni Stern. Nel 2011
debutta lo spettacolo “Io sono il mio lavoro” prodotto da Mittelfest.
Nello stesso anno esce il libro “Gli ultimi” edito da Chiarelettere con
prefazione di don Andrea Gallo.
Nel 2012 scrive il monologo teatrale
“L’ultima notte di Dietrich Bonhoeffer”.
Dal 2000 è direttore
artistico del Festival teatrale “Tigullio a teatro” a Santa Margherita
Ligure.
Collabora con il giornale “Il Fatto Quotidiano” e con il
portale di approfondimento “Cado in piedi” attraverso suoi blog.
L'intervista "telefonica"
Rapita dall'estratto di “Zingari: l’Olocausto dimenticato” al Teatro Valle Occupato il 7 aprile 2013(nonché giorno del mio compleanno!) in occasione della Giornata internazionale dei rom e dei sinti di Roma, faccio delle ricerche sul net e decido di contattare per e-mail l'autore dello spettacolo!La sua disponibilità e la sua amichevole cordialità mi hanno assolutamente sorpreso ed entusiasmato, e la conversazione telefonica Roma-Genova è stata un ottima occasione di confronto e scambio. Cerco di riassumere con domande "strette" il conetnuto di una telefonata tutt'altro che formale e poco colloquiale!
Roma come ben sa, è una città xenofoba, chiusa nei confronti dei rom e della loro cultura. Il suo teatro si trova a Genova. Quali differenze riscontra tra queste città a livello di apertura culturale?
Genova e Torino sono indubbiamente le città culturalmente più aperte d'Italia, città che mi hanno dato la possibilità di rappresentare le mie opere teatrali con un rilievo considerevole. Portare la cultura roma al Palazzo Ducale di Genova (http://www.palazzoducale.genova.it/naviga.asp?pagina=14414), la sede più importante della città, è indubbiamente un'ottima occasione per esporre e mettere in evidenza questi temi. Molto spesso la forma diventa il principale tramite, biglietto da visita per mettere in evidenza dei contenuti. Se il luogo della rappresentazione è prestigioso, il valore dell'oggetto cambia considerevolmente: se si edita un libro da Einaudi o da una casa sconosciuta cambia la clientela, la distribuzione del contenuto e quindi l'attenzione verso il tema!
Secondo Lei, la proposta progettuale di uno spazio teatrale e di spazi performativi all'aperto e permeabili, quali influenze avrebbe nelle suo tipo di rappresentazione teatrale, o in generale per altre performance gitane?
Uno spazio del genere potrebbe essere interessante. Per quanto mi riguarda, nel momento in cui metto in scena uno spettacolo mi confronto prima con lo spazio, lo studio, e mi adatto alla sua conformazione.
Cosa pensa delle intenzioni progettuali e della modalità con cui sto cercando di affrontare la questione dell'integrazione e soprattutto dello scambio culturale con la/e comunità rom di Roma?
Già occuparsi della questione rom è un grande passo in avanti. E il fatto di pensare alla cultura come mezzo attraverso cui innescare un processo di partecipazione è sicuramente una strategia vincente. Se non c'è rispetto per la cultura, non ce ne sarà nemmeno per chi la possiede.
GRAZIE PINO!
P.S. Se vuoi aggiungere qualche nota sulla nostra conversazione ti prego di lasciare un commento qui sotto!
lunedì 10 giugno 2013
lunedì 22 aprile 2013
Lucien Kroll_Maison Medicale ("MéMé") Bruxelles_1970/75
BANG: Ensamble
Maison Medicale ("MéMé") Università di Louvain_Woluwè-St.Lambert (Bruxelles)_ 1970/75
Dall’alto, l’ex paesaggio rurale belga si presenta come un
tappeto tempestato di un sottile pattern di case di periferia. Le loro infinite
e idiosincratiche variazioni sul tema della vita individuale riflettono una varietà senza differenza. L'immagine eterogenea del MéMé secondo il suo architetto Lucien
Kroll, è frutto di un assemblaggio per empatia
delle sue diverse parti. Un processo aperto diventa la motivazione per la sua
forma e la complessità. Questo non può essere ridotto semplicemente alla
produzione di un oggetto architettonico o anche ad una estetica, ma è semmai il
prototipo di un rovesciamento radicale dell’architettura. Il MéMé sarebbe
quindi un manifesto-edificio:
riconosciuto come un "icona di architettura democratica", Kroll è
consacrato come il campione di architettura
partecipativa. Il suo ruolo, tuttavia, non si limita alla seppur rilevante
questione della partecipazione. Un oggetto di culto e di attacchi feroci,
l'edificio nel campus di Woluwe-Saint-Lambert
è un elemento destabilizzante
dell’architettura del 20° secolo. E come un vero e proprio oggetto sconvolgente, rivela sorprendenti analogie con le facilmente
riscontrabili nell’arte contemporanea.
L'invenzione collettiva
La partecipazione è
una questione complessa, come Giancarlo
De Carlo ci ha ricordato quando ha sottolineato che l'atteggiamento
comunicativo dell'architettura è potenzialmente a disposizione di tutti. La
comunicazione attraverso l'architettura è un atto eminentemente politico; Kroll
sostiene: l'architetto è il catalizzatore
di un processo creativo e di dinamica sociale, rispetto al quale mettono loro
sapere a disposizione per la traduzione delle relazioni interpersonali in uno
spazio adeguato. Il processo partecipativo deve quindi essere messo in
moto, o almeno, gli architetti devono uscire da se stessi e mettersi nei
panni dei futuri abitanti. L'architettura deve essere salvata dal dominio
esclusivo dell'architetto, e reindirizzato verso la partecipazione, con "un'azione aperta a nuove necessità e
alle decisioni che sono sempre provvisorie e incomplete". In breve, un’architettura-processo (definito da
Kroll come Incrementalismo) non è poi così diversa dall’Arte
Processuale. Dal 1966 - '67, quel movimento aveva di fatto respinto
tutte serialità per evidenziare il processo di costruzione dell'opera e la sua
evoluzione nel tempo, con l'aiuto di assortiti materiali naturali e
industriali. Le ramificazioni di Process Art giunsero fino a Joseph Beuys, la cui biografia, insieme
al suo impegno ecologico, contiene un evento curiosamente simile a quello di
Kroll. Quasi contemporaneamente, infatti, nel 1972, Beuys è stato licenziato
dal suo posto di professore presso l'Accademia di Düsseldorf per aver sostenuto
l'occupazione della scuola da parte dei suoi studenti, mentre UCL (Université
Catholique de Louvain) ha impedito all'architetto belga di completare il suo
progetto del campus, a causa di incompatibilità culturale. Tra il 1970 e il '72
la Zona Sociale della UCL era un teatro di sperimentazione, ricerca e opzioni,
in seguito esplorato da Kroll mentre si rivolgeva sempre di più verso una
visione panoramica dell’abitare. Qui la portata e la complessità del breve gli
ha permesso di prevedere un’azione il cui esito si sarebbe spinto al di là
dell'oggetto architettonico verso un'entità complessa dinamica. "Come un tessuto vivo spugnoso",
si è definito in un continuo scambio con l'ambiente circostante. In questa
luce, il layout circolazione assume
un ruolo cruciale. Alla scala micro-urbana, una rete di punti di accesso
sovverte meticolosamente il piano con la riduzione di una strada a sei corsie ad
una strada secondaria di collegamento. Un decennio più tardi, la stessa logica di permeabilità sottende l'estensione
della metropolitana di Alma, per l'unica stazione a cielo aperto di Bruxelles,
su progetto di Kroll stesso. Ma soprattutto è sulla scala del palazzo che la
logica di un flusso continuo si vede, in un risultato a metà tra Escher e
Piranesi: nel "MéMé tutto comunica e si apre, ogni elemento vede e in
grado di capire e soddisfare gli altri. Le solette sono aperte tra un livello e
l'altro, le pareti sono tagliate, i lucernari sono trasparenti dappertutto, e i
balconi sono visibili l'uno all'altro. Ci sono numerosi ingressi, così la gente
può venire da qualsiasi luogo, dalle cantine agli attici e le scale terrazza,
dalle passerelle ". Questo permette di affrontare anche restrizioni
ingombranti, come uscite di sicurezza, in modo diverso. C'è chiaramente un
omaggio qui al concetto di vita comunitaria e di una società "trasparente" strettamente legata alle idee di
quegli anni. Tuttavia, la Maison Médicale comprende anche zone "opache",
di alloggio "normale": diverse, ma mitigate nella costruzione di un
progetto collettivo - non come il "soggettivismo nuovo" che produce
personalizzazioni di massa, iper-richieste dal mercato.
E’ stata ideata una metodologia molto
originale che stimola la conoscenza intuitiva e spontanea, “un gioco con un impatto diretto sulla realtà". Ciò consente
una stratificazione storica del lavoro da ricreare in vitro, partendo da un rifiuto di unità canoniche (funzione,
lingua, tempo). Ma che linguaggio utilizzare? Se dopo il moderno, la regolarità
e la simmetria hanno trasmesso nient’altro che un senso di ordine innaturale, ci
si potrebbe anche rivolgersi a pratiche"situazioniste"
in architettura: considerare il primo elemento a caso (come da un mazzo di
carte da gioco); rilevare la sua configurazione e dove risiedono le sue
caratteristiche specifiche, in modo da inserirsi in un contesto generale
senza distruggere o ridurlo ad un'astrazione. Un mosaico è così completato,
dove la motivazione del segno è aleatorio. Tutto questo, nel caso del MéMé,
viene tradotto in un alzato molto discusso, con la sua miscela di finestre e
legno, alluminio e pannelli di ferro: un repertorio di elementi costruttivi
utilizzando la coordinazione modulare di
elementi assortiti. Qui abbiamo un caso estremo di tecnologie esplorate per
la loro libertà creativa, come risposta alla gran parte dell'architettura
dello stesso periodo, che non è riuscito a ottenere nulla al di là della prefabbricazione
spoglia. "Prima di tutto classificare il paesaggio abitato all'interno di
conoscenza 'globale' umana, e poi discutere i mezzi di materializzazione: tutti possono contribuire. Le relazioni
dovranno essere reinventate con nuove
tecniche artistiche", ha sottolineato Lucien Kroll del suo progetto
per la Padiglione francese alla Biennale di Venezia 2006. Uno di questi mezzi
di materializzazione è certamente quello della natura. I giardini selvatici piantati sulle colline artificiali
intorno al MéMé, sotto la guida pionieristica di Luis Le Roy, allude ad un altro processo aperto, autonomo e
naturale, poiché la natura contiene ogni
possibile struttura. La paura dell’istituzione di perdere il controllo sul
processo ha condotto alla sua botanica e ad un’altra
"normalizzazione", ma senza cancellare ogni traccia. Grandi alberi
oggi appaiono irregolari sulle piste, adattandosi della misura del tempo
passato. Non è il tempo che spaventa questo progetto, la cui costruzione porta
tutti i segni del suo sviluppo, in una sorta di archeologia preventiva. Ma gli anni sono stati testimoni di una
serie di alterazioni incongrue e irrispettose perpetrate dall'università, che
non ha mai voluto accettare il valore di questa architettura. Paradossalmente,
il MéMé dovrebbe essere un quotato "monumento",
non tanto per congelare il processo per evitare la sua rovina. Come una
legatura emostatica, porte chiuse, passaggi bloccati e marciapiedi non
utilizzati oggi ostacolano il flusso della vita. Invece di imporre restrizioni,
la legittimità di travaso da una differenza ad un’altra dovrebbe forse essere
riconosciuta: come la continuità nella differenza
osservata da Lucien Kroll così come nel paesaggio
frammentato del Belgio.
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